Michele Conti - intervista con Giordano Selini

Mandolinista e mandolista del rilucente stillare e risonare e violinista dall'estro saettante e penetrante, Michele Conti si e' segnalato in particolare per la dimensione gradevolmente mediterranea dei bozzetti sonori delineati nei cd a suo nome. Facciamo trasparire la sua identita' nel divenire di quest'intervista.

D. Michele, iniziamo parlando della tua collaborazione di lunga data con il sassofonista Stefano Maltese...

R. La mia collaborazione con Stefano Maltese e' iniziata circa nel 92. Ricordo di averla vissuta come una "iniziazione alla coscienza musicale", poiche' e' stato questo il mio primo contatto con una musica impegnativa, particolare, con significati che ancora non conoscevo e che faticavo ad analizzare, difficili da comprendere. Comunque si trattava di un linguaggio nuovo che dovevo comprendere e che dopo anni di prove, concerti e incisioni discografiche credo (umilmente) di aver acquisito, almeno in parte. In quest'occasione mi servo del noto detto: non si finisce mai di imparare. Comunque una cosa l'ho imparata: il rispetto per la musica che fai, specialmente quando non e' di tua composizione, il rispetto per il progetto che stai affrontando e a cui ti devi dedicare con convinzione, come se fosse tuo, perche' e' anche tuo, perche' parte di quel lavoro sara' svolto da te, con il tuo stile, i tuoi suoni e tutto cio' che completa il tuo esser musicista in quel contesto. Spesso purtroppo, si finalizza tutto alla "serata" e cosi' tutto il resto diventa "turno" e non piu' prova per analizzare, sviscerare un brano e capirne le intenzioni che porteranno al risultato finale e cioe': suonare il brano. Bene, io posso dire che con Stefano Maltese ho imparato tanto e continuo ad imparare.

D.  ... e poi passiamo subito a parlare della tua proposta musicale che hai racchiuso nel primo cd a tuo nome "Versoriente"

R. "Versoriente" nasce come studio. Si, in realta' quei brani sono i miei esperimenti di incisione della serie "fai da te". Fino a pochi anni fa qui dalle mie parti non esisteva uno studio discografico e se c'era non potevo permettermi di entrarci per una questione economica e cosi' mi regalai un sei tracce Sansui mr-6. Finalmente cominciarono i miei rudimentali esperimenti sonori, Tutto cio' che mi veniva in mente lo immortalavo su quel registratore e poi ci ritornavo nei ritagli di tempo, magari dopo mesi. Iniziai a registrare tutti i temi che da tempo tenevo su carte, appunti e bozze varie e a svilupparli con tutti gli strumenti che avevo a disposizione, provavo e riprovavo prima di registrare per non bruciare il nastro fino a quando il brano cominciava a prendere forma. E cosi' mi ritrovai un master di brani piu' o meno orecchiabili che ascoltavo con piacere, erano come la mia "colonna sonora" quotidiana; poi mi convinsi di farli ascoltare  a qualche etichetta, e cosi' cominciai a spedire cassette a destra e a manca fino alla tanto attesa telefonata di una etichetta milanese, la MAP che nel 1995 pubblico' il cd "Versoriente".

D. Passando a un campo piu' prettamente strumentale, parlaci di come hai scelto il violino come tuo strumento.

R. Io sono un chitarrista pentito. Si, proprio cosi', io nasco come chitarrista, il mio primo amore e' stato per la chitarra, ma a 16 anni, trovandomi in gita a Riva del Garda, ascoltai dal vivo un violinista che suonava "Rock on", la celeberrima tarantella scozzese in voga quegli anni, per la quale io andavo matto. E cosi' mi ritrovo violinista.

D. Cosa cerchi di esprimere tramite esso?

R. Io cerco di esprimere emozioni, stati d'animo, ricordi, affetti, gioie, dolori, speranze e sensazioni, di sicuro non voglio esprimere ingarbugliatissimi esercizi tecnici o chissa' quali dimostrazioni virtuosistiche inerenti allo strumento per aggiudicarmi una classifica tra i violinisti "pazzeschi", niente di tutto questo; io non sono un virtuoso, non voglio sbalordire nessuno. A me piace emozionare ed emozionarmi con la musica e soprattutto divertirmi, a prescindere dal fatto che io suoni il violino o la mandola, ecc. Suonare uno strumento e' un privilegio, una gioia che ci viene data e che deve essere data. Quando suono o compongo spesso sono motivato da immagini di danza (mia moglie mi influenza tantissimo, essendo una danzatrice) o di paesaggi o di scene che ho vissuto o che mi piacerebbe vivere, attribuisco alla mia esecuzione una emozione, cercandi di farla provare a chi mi ascolta, vorrei dire agli altri cosa sto provando in quel preciso istante.

D. E invece cosa rappresentano per te la mandola e il mandolino, altri due strumenti da te assiduamente suonati?

R. Suonare la mandola e il mandolino appaga semplicemente la mia passione per gli strumenti a corda in genere.

D. In particolare, mandola e mandolino hanno avuto al priorita' nel tuo piu' recente cd "Upuaut": quale mondo hai voluto raffigurare in questo lavoro discografico?

R. "Upuaut" racconta la stessa storia di "Versoriente", fa parte dello stesso lavoro: stesso periodo, stessa concezione di composizione. Ho cercato di rappresentare con i suoni gli ambienti naturali dei mercati o delle strade dei quartieri, che sono le sonorita' che mi accompagnano tutti i giorni e che a mio parere sono un patrimonio culturale da salvare.

D. Come hai lavorato i pezzi del cd in merito, che hai realizzato quasi interamente da solo?

R. Solitamente costruisco prima una melodia per intero, con tutta la sua stesura e poi creo l'armonia se sento l'esigenza di cerarla; infine mi occupo delle percussioni e di eventuali ricami da fare con gli altri strumenti. Certe volte invece faccio esattamente il contrario, cioe' inizio dalle percussioni passando poi al tema, naturalmente traccia su traccia.

D.Che rapporto c'e' tra immagine e paesaggio, da un lato, e composizione ed esecuzione, dall'altro, nel tuo fare musica?

R. Per me il rapporto fra immagine e musica e' importantissimo, anzi lo trovo fondamentale per creare un brano. Il mio sogno, se devo essere sincero, e' quello di musicare un balletto, un musical, un film e tutto cio' che ha a che fare con le immagini, possibilmente facendone parte anche come esecutore; personalmente lo trovo superaffascinante e stimolante.

D. Cosa rappresenta per te il patrimonio culturale del Mediterraneo?

R. Senza ombra di dubbio, TUTTO!

D. Hai nuovi progetti in cantiere?

R. Dopo la fine del tour con Mango, con cui ho girato per tutta l'estate, presto tornero' a lavorare sui tantissimi progetto che ho in cantiere che voglio al piu' presto realizzare (e questa volta insieme ad altri musicisti) che mi accompagneranno in questo fantastico gioco. Nel frattempo mi diverto ad andare in giro a suonare la lira cretese con il mio coloratissimo gruppo medievale di strada chiamato "la giostra" con il quale lavoro da due anni insieme a mia moglie e ad altri musicisti. Voglio salutarvi con una frase di Gianni Rodari: "chiedo scusa alla favola antica se non mi piace l'avara formica! ... Io sto dalla parte della cicala, che il piu' bel dono non vende... regala!".

Giordano Selini (2000)

 

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