Alla Scoperta di Leontinoi
Le erbe e le piante del territorio
 

 

 
Nome Scientifico
Foeniculum Vulgare Mill.

Finocchio Selvatico

Nome Locale
Finucchieddu Rizzu
       

Descrizione: Il finocchio selvatico (Foeniculum vulgare Miller) fa parte della famiglia delle Umbelliferae. Il nome deriva dal latino foenum = fieno, perché un tempo veniva impiegata come foraggio. Il secondo termine sta a significare che la pianta è abbastanza diffusa (vulgare= comune). E' una Pianta erbacea perenne, aromatica, caratterizzata da un rizoma biancastro e da densi cespi di foglie, che compaiono in autunno inoltrato, di colore verde brillante, 3-4 pennatosette con lamina interamente divisa in numerose lacinie capillari. In estate, si originano fusti eretti, alti fino a 1,5 m, ramificati, che portano ombrelle di piccoli fiori gialli. I frutti sono acheni oblunghi, glabri, marcatamente costoluti. Tutte le parti della pianta emanano un intenso odore, prodotto da alcuni olî essenziali, quali anetolo, estragolo, carvolo, acido anisico, fenene, pinene, canfene e limonene. E' diffuso in qualsiasi clima. Ne esistono di molte specie, ma in medicina viene ricercato il finocchio selvatico che cresce spontaneo nei terreni fertili e molto soleggiati.  

Dove si trova:  Predilige i luoghi soleggiati, incolti, secchi e ciottolosi; si trova però anche nelle zone erbose, ai piedi dei muretti a secco e sui margini delle stradelle di campagna. Nel lentinese e’ molto diffuso in tutto il territorio.

Quando Raccogliere: I frutti (erroneamente noti come “semi”).si raccolgono in estate, generalmente da Agosto fino alla fine di Settembre. Nel caso s'intenda utilizzare il fusto della pianta esso va raccolto prima della fioritura in primavera, onde evitare che sia troppo fibroso.

Utilizzi Curativi: Il vino che si ottiene mettendo a macerare per una decina di giorni 150 grammi di semi di finocchio in un litro di buon vino, quindi filtrando bene, se assunto nelle dosi di un cucchiaino prima dei pasti e due dopo gli stessi favorisce la digestione. I semi, se masticati, combattono l'alito pesante; l'acqua del loro decotto calma gli occhi arrossati: può venire usata per sciacqui o come impacco.  E' usato nelle infezioni, è ottimo come stomatico perché eccita l'appetito e attiva le funzioni delle ghiandole digerenti ; come carminativo, cioè come sedativo dei gas intestinali, in certe diarree tumultarie, è un buon espettorante; serve a riattivare la secrezione lattea, arresta il singhiozzo, è diuretico, infine esercita una funzione sedativa generale. Simile all'anice nel suo effetto calma la bronchite e la tosse. Agisce sul fegato e sui sistemi di disintossicazione grazie alla sua abilità di tonificare, rafforzare, disintossicare e guarire il fegato. Disintossica l'organismo stimolando la produzione di urina e l'eliminazione delle tossine attraverso l'urina - aiuta a sciogliere i calcoli renali. Contiene sostanze estrogeniche naturali - i flavonoidi - chiamati anche "fitoestrogeni”. Infatti i ricercatori ritengono che i fitoestrogeni esercitino un effetto equilibrante sui livelli degli ormoni femminili. Grazie a questa azione riequilibrante si raccomandano le piante contenenti fitoestrogeni per condizioni legate all'eccesso di estrogeni (ad esempio la sindrome premestruale) così come per condizioni di carenza di estrogeni (come la menopausa e gli squilibri mestruali). Inltre sono molto utili per alleviare i sintomi della menopausa, poiché riducono sia l'intensità che la frequenza delle vampate di calore e dei sudori notturni. L'uso tradizionale del finocchio per aumentare il latte nelle donne che hanno appena partorito deriva proprio dalla presenza di fitoestrogeni che sono alla base di questa sua proprietà galattogena. Attenzione: Non indicato alle donne incinte. Avvertenza: per evitare effetti collaterali, usare sempre sotto controllo medico

Utilizzi in Cucina. Si utilizza in cucina come aromatizzante per i suoi olî essenziali che impartiscono odori e sapori forti alle pietanze. In particolare, le fronde del Finocchio selvatico, opportunamente mondate dalle foglie più vecchie, si usano per dare “tono” alle pietanze, per condire la pasta con le sarde (Palermo) o la pasta “co masculino” (Catania). Si aggiunge a particolari minestre, fra cui tipica è quella fatta con le fave secche detta maccu. I fusti con le ombrelle hanno, nel nostro territorio, una caratteristica collocazione gastronomica: vengono immersi nella salamoia in cui si conservano le olive, alle quali conferiscono il loro tipico aroma. I frutti del Finocchio selvatico rientrano fra le spezie che si aggiungono alla salsiccia oppure nell’arte pasticcera. Polpettine di cicoria e finocchio selvatico: Cuocere il riso (250g), scolarlo, distenderlo su un piatto e lasciarlo raffreddare. Pulire le foglie più tenere del tarassaco (50g) e lessarle in poca acqua salata. In un recipiente a parte cuocere anche i getti giovani di finocchio selvatico (60g). Strizzare le due verdure, tagliarle fine, mescolarle con 1 uovo, un poco di pan grattato e formaggio pecorino grattugiato. Aggiungere il riso, mescolare bene con una spolverata di pepe, formare delle polpettine che saranno passate nella farina poi nel l'uovo e infine nel pan grattato prima di friggerle in abbondante olio molto caldo.

Curiosita':  I frutti di finocchio pestati ed uniti in parti uguali ad argilla verde ventilata, servono per preparare un dentifricio che ha la proprietà di rinfrescare l'alito e rafforzare le gengive. Detti: si  usa aggiungerlo alle fave secche (maccu) da qui il detto popolare: "essiri favi e finocchi", riferito a cose e persone che filano in perfetto accordo. il Finocchio selvatico è chiamato, indifferentemente, con due nomi: Finucchieddu rizzu o Finucchieddu î timpa. Il primo allude alle foglie, che, quando sono giovani, presentano lacinie brevi e intricate, tali da conferire all`insieme un aspetto rizzu, cioè crespo. Il secondo si riferisce all`habitat dove, in modo particolare, attecchisce la pianta: luoghi incolti, secchi e ciottolosi, che sono assai frequenti nelle timpe, cioè nelle zone scoscese ed accidentate. E’ noto che mangiando del finocchio crudo si altera la sensibilità delle papille gustative e da ciò deriva il termine “infinocchiare”; infatti, in passato, gli osti disonesti usavano servire agli avventori un piatto di quest`ortaggio prima di propinare loro i vini più scadenti.


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