Escursione "Alla scoperta delle Chiese rupestri nel lentinese"

 

 

 

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il 13 Settembre 2009, l'associazione culturale lentinese "Neapolis" ha organizzato una interessante escursione per visitare le Chiese rupestri nel lentinese.

A guidare il gruppo di quasi 40 persone, fra associati e ospiti di associazioni provenienti da altre città, e' stato il prof.Enrico Sesto che con erudite spiegazioni ha illustrato l'importanza storico-antropologica dei vari siti visitati: la Chiesa di S. Giuliano, l'Oratorio di S. Lucia, la Chiesa del Crocifisso e la Chiesa di S. Andrea. Per motivi di tempo non siamo riusciti a visitare l'Oratorio del Cristo Biondo e la Grotta di S. Mauro.

Sicuramente e' stata una occasione interessante per prendere materialmente visione di tutte quelle ricchezze nascoste che il nostro territorio possiede e che, da tempo relegate nel dimenticatoio, si leggono solo nei libri di archeologia e nei siti specializzati.

Occorre evidenziare lo stato di abbandono e di degrado in cui tali siti versano ormai da anni (vedi foto) e sarebbe auspicabile un intervento di recupero da parte delle autorità preposte.


CHIESA DI S. GIULIANO

Una grotta scavata alla base di una verticale parete rocciosa di Cava Ruccia nella periferia sud orientale di Lentini. Essa era provvista di un avancorpo in muratura, evidentemente un atrio, atterrato dal terremoto del 1693.

La chiesa, strutturalmente integra, è ottenuta in un banco calcarenitico piuttosto dissestato ed ultimamente oggetto di lavori di consolidamento.

Si compone di un vano rettangolare con soffitto piano ed è provvista di due recessi rettangolari coperti a forma di volta a botte lungo le pareti laterali. Nel lato di fondo, volto ad ovest-sud-ovest, si hanno un altare in muratura ed una grande edicola arcuata ad intaglio. Un secondo altare (questa volta litico) e’ posto nel recesso di destra.

Lo scavo è ottenuto nella massa rocciosa ma l’ingresso è rifasciato da un portalino in opera muraria. Sulle pareti, oggi spoglie di intonaci, non si hanno indizi di dipinti.

Dimensioni: Sala - larghezza media: mt 4,30; profondità: mt 9.60; altezza: mt 3.20. incavi laterali – larghezza: mt 2.20; profondità: mt 0.80.


ORATORIO DI S. LUCIA (Colle Tirone)

L’oratorio è ottenuto in una bassa parete calcarenitica del versante di occidente di Colle Tirone.

Attorno all’oratorio si vedono alcuni resti murari, forse quelli del convento di Clarisse fondato su questo Colle nella prima metà del XIV secolo di cui si ha testimonianza in alcuni documenti.

Non si conserva alcun ricordo del suo effettivo titolo e del nome con cui è oggi conosciuto fu mutuato dal soggetto pittorico meglio conservato ed identificabile.

L’organismo, non privo di guasti, si compone di un solo vano, grossomodo trapezio con volta piana ed asse liturgico perpendicolare a quello di scavo. Nella parete nord orientale trovano posto una abside rialzata da un gradino e due teche della stessa morfologia ai lati. Queste presentano pianta semicircolare e profilo ogivale con spallette oblique. Nella fiancata destra si rilevano resti di un sedile e nel pavimento è scavata una lunga trincea a sezione rettangolare che farebbe pensare ad una doppia sepoltura.

All’esterno permangono ancora brani di una scaletta intagliata nella roccia che conduceva al piano soprastante.

La grotta era cospicuamente decorata con pitture di tipo bizantino delle piu’ comuni caratteristiche.

Nell’abside si ha una figura di Cristo Pantocratore, nella teca di destra l’immagine di S.Lucia da cui il nome, mentre e’ del tutto sparita la pittura della simmetrica teca di sinistra. Nella fiancata destra sono dipinti un anonimo Santo Vescovo mitrato con pallio e pastorale, una Madonna di tipo Odigitria, San Nicola, quindi un Santo a cavallo (S.Giorgio?).

Gli affreschi, per le loro caratteristiche, possono essere riferiti alla fine del XIII secolo o alla fine metà del successivo ed a questa età bene si accomodano anche gli elementi architettonici.

Può anche essere che questo sia stato l’oratorio del Convento di Clarisse, fondato nella zona nei primi decenni del XIV secolo.

Dimensioni: Sala – larghezza media: mt 4.90; profondità media: mt 5.15; altezza: mt 3.15. Abside – larghezza: mt 1.70; profondità: mt 0.90


CHIESA DEL CROCIFISSO

Descrizione - La grotta risulta composta da almeno due ambienti quadrati simmetrici, comunicanti attraverso un varco. Il vano di destra appare leggermente più ampio dell’altro e, per la presenza di un’abside scavata immediatamente a destra dell’ingresso ad est, si configura coma la vera e propria chiesa. Il vano di sinistra, invece, che adesso ha un ingresso autonomo, probabilmente in origine una finestra, sembra frutto di una ricostruzione settecentesca che lo adibì a culto.

Notizie storiche - Le notizie documentarie sulla grotta sono scarsissime se si esclude il graffito con data 1764 posto sulla porta d’ingresso al vano e dovuto ad una risistemazione dello stesso grazie ad eremiti laici locali. Antecedentemente, probabilmente nel XVI secolo, il vano era stato adibito a sepolcreto, come risulterebbe dalla lettura del pavimento e del vano sottostante quest’ultimo, riconoscibile come ossario. A questo periodo, probabilmente, sono dovuti ingenti lavori di ristrutturazione dello spazio sacro, con l’apertura di due varchi tra i due vani principali del complesso e del listello di roccia che divide il vano dedicato al culto e, infine, con l’escavazione di un ambiente atto a rendere più profondo l’invaso principale. In seguito a questi lavori si attuò una sorta di ribaltamento dell’asse della chiesa con il posizionamento dell’altare di fronte all’ingresso, dedicato alla Vergine, come attesterebbe un affresco cinquecentesco ancora tardo gotico. Circa la scoperta della grotta è necessario risalire fino a E. Bertaux che la considera come l’unica dell’Isola; studi ulteriori sono quelli di P. Orsi, S. Ciancio, G. Agnello e, infine, A. Messina.

Apparato iconografico - La chiesa del Crocifisso presenta il più complesso apparato iconografico della Sicilia rupestre. In essa, infatti, è testimoniata la continuità del culto del luogo con la presenza di almeno cinque fasi decorative che non possono essere definite semplici pitture votive ma, almeno per quanto riguarda i dipinti del secondo strato (nel catino absidale e lungo le pareti della chiesa, con la presentazione della teoria dei santi), fanno parte di un vero e proprio programma iconografico rinnovato in tempi diversi. La cattiva leggibilità degli affreschi non permette una sicura ipotesi circa la datazione degli stessi; essa può essere solo accennata su base archeologica e, solo dove i lacerti pittorici lo permettono, su analisi stilistiche. Apparterrebbero ad una prima fase di frequentazione della grotta (XII sec) piccole tracce di affreschi posti lungo la parete meridionale del vano maggiore, coperti da pannelli di poco più recenti. Essi sono distribuiti in formelle disposte su almeno tre ordini e rappresenterebbero Scene del Giudizio Universale riprendendo un tema iconografico molto comune nel mondo medioevale. Al XIII secolo sono riferibili porzioni di affreschi organizzati per pannelli isolati; essi occupano la parete e la conca absidale ad est e rappresentano: la Crocifissione e il Pantocrator. La Crocifissione è, purtroppo, molto frammentaria tanto da permettere l’identificazione solo del Cristo con la testa reclinata e della Vergine. Il Pantocrator è racchiuso in una mandorla decorata con crocette bicrome rosse e nere, assiso in trono e affiancato da una coppia di angeli. L’iconografia del Cristo è affine a quella del Duomo di Cefalù e altri particolari, permettono di ravvisare forti contatti con la pittura bizantina dell’inizio del XIII secolo. Presumibilmente vicini a tali lacerti pittorici sono i pannelli del cosiddetto Polittico di San Leonardo: Santa Elisabetta, la Mater Domini, San Leonardo, San Giovanni Battista e un Santo vescovo. La “galleria” iconografica della chiesa si arricchisce, poi, nei secoli XIV - XVII con le rappresentazioni di Santi legati all’Occidente e, in particolare, si ipotizza al mondo francescano. A quest’epoca, infatti, possono datarsi i pannelli di un Santo vescovo (Eligio?), S. Chiara o S. Caterina da Siena (?), S. Pietro, Santo cavaliere su cavallo bianco, San Calogero, un Santo diacono, e quindi un Cristo Viandante e un San Cristoforo, Madonna del Carmine (Madonna con Bambino), Madonna in trono. Didascalia: S(AN)C(T)A [MA]RIA DE O[DI]GI[TRIA], Santo vescovo, Madonna del Latte (Madonna dell’Umiltà), Madonna Elusa, Mater Domini, Santa Margherita con sei formelle con scene della vita. 

Osservazioni - La chiesa del Crocifisso è tra le più importanti del folto gruppo ecclesiastico rupestre siciliano. Nonostante gli studi sullo sviluppo planimetrico del complesso siano ancora lacunosi, un grande aiuto per la comprensione piena del valore della grotta viene dall’eccezionale apparato iconografico. Attraverso lo studio di esso, infatti, si può dedurre che originariamente la grotta fosse dedicata alla Vergine (in tal modo si spiegherebbe l’affresco cinquecentesco posto sull’altare di fronte all’ingresso) e l’intera decorazione della parete nord, con pannelli legati al culto mariano. È possibile, inoltre, che in tale grotta fosse localizzato il culto di Santa Maria della Cava, cui era intitolata la prima cattedrale di Lentini. Riguardo la nuova denominazione di “grotta del Crocifisso” è possibile che essa fosse legata alla rappresentazione di un Crocifisso a sinistra dell’abside, probabilmente, di epoca secentesca.

 


CHIESA DI S. ANDREA O GROTTE DELLA SOLITUDINE

Questa chiesa fa parte di un gruppo di escavazioni note popolarmente con il nome di Grotte della Solitudine, forse in memoria di una passata utilizzazione eremitica.

Scavata nel friabile banco di calcarenite giallastra, nell’altro versante della Cava di S.Mauro, la struttura ci e’ giunta sufficientemente integra. Si compone di una profonda navata rettangolare coperta a forma di volta a botte ed absidata nel lato di est-sud-est. L’abside e’ tonda ed ai suoi lati sono ricavati due ripiani per suppellettile rituale. Un sedile litico segue tutta la fiancata destra ma non ha corrispondenza in quella opposta. La tamponatura esterna, ove si aprono l’ingresso ed una sottostante finestrella di luce, e’ in muratura.

Gli affreschi sono disposti solo nella parete absidalta. Nella conca absidale vi e’ una scena di Deposizione che risale probabilmente al XIV secolo.

Dimensioni: Navata – larghezza: mt 5.00; profondità: circa il doppio; altezza massima: mt 6.50 circa. Abside – larghezza: mt 2.40; profondità: mt 1.00.


ORATORIO DEL CRISTO BIONDO

In una terrazza mediana della costa orientale di Cava S. Mauro, si hanno i resti di un interessante oratorio facente parte di un quartiere rupestre medievale.

Gli alloggi grottali sono allineati per alcune centinaia di metri lungo la stessa terrazza e consistono di cameroni con soffitto piano delle tipologie lentinese più comuni.

Della chiesa si conserva una stanzetta absidata ma si hanno palesi indizi dell’esistenza di un’altra camera più esterna con funzioni di atrio. L’ambiente superstite ha facciata pressappoco trapezia e soffitto a forma di volta a botte ribassata. L’abside, posta nella parte di levante, ha buona planimetria tonda e profilo d’alzato a sesto acuto.

L’oratorio era in gran parte affrescato. Nella conca absidale e’ ancora possibile vedere il volto di un Cristo Pantocratore in giovane età con capelli biondi, da cui il nome, secondo un modello di importazione orientale che rappresentava il Cristo in figura di apollineo adolescente. Inoltre parti di un angelo e varie lettere a caratteri gotici ormai prive di senso. Nella parte laterale sinistra dello scomparso vano si contano ben quattro strati sovrapposti di dipinti bizantini post-arabi, ma nulla si riesce a distinguere dei soggetti. Siffatti affreschi si riscontrano pure nelle pareti laterali della saletta interna.

Si tratta di un organismo sorto probabilmente nel XIII secolo. A questa età, infatti, sembrano rimandare gli elementi architettonici e le pitture della conca absidale.

Dimensioni: Vano esistente – larghezza media: mt 3.00; profondità: mt 3.75; il notevole interramento non consente che si possa rilevare una sia pure indicativa misura d’altezza. Abside – larghezza: mt 2.15; profondità: mt 1.45


GROTTA DI S. MAURO

La Grotta di S.Mauro, nel versante sud-orientale dell’omonimo colle in  territorio di Carlentini (ove fu una parte importante della città greca di Leontinoi), faceva parte di un tardo monastero grottale costituito da tre spazi allineati posti sullo stesso livello e comunicanti per mezzo di porte di forma trapezia.

L’ambiente cultuale è quello di sinistra; il mediano, di pianta rettangolare, doveva avere funzioni di rappresentanza o comunitarie; sicuramente comunitario era nel complesso il terzo grandissimo vano, in cui erano ottenute anche le cellette dei monaci, di cui restano attaccati al soffitto i rimasugli dei setti divisori. Tutte di uguali dimensioni e piuttosto piccole, queste celle erano concluse da nicchioni lunettati.

La chiesa si compone di una sala pressappoco quadrata, munita di una grande abside tonda con altare litico nella parete di sud-ovest con soffitto accuratamente scavato a forma di volta a botte. Nel primo tratto della fiancata di sinistra e’ tagliato un piccolo vano di pianta rettangolare coperto ancora a forma di volta a botte. Manca del tutto la chiusura perimetrale esterna.

Si ha un solo strato di affreschi che risale verosimilmente alla seconda metà del XVI secolo ed interessa unicamente la parete absidata. Nella conca era applicata una scena di Natività di cui si conservavano le figure inginocchiate di S. Giuseppe e della Madonna in un contorno di piccoli angeli cantori e musicanti. Ai lati dell’abside erano le immagini di due Santi riquadrati da portali con colonne e trabeazioni ugualmente dipinte.

Malgrado le radici innegabilmente antiche del complesso escavativo e la sua apparente aderenza a modelli di pieno medioevo, non si ha alcun dubbio a collocarne la nascita ad una prima epoca moderna, nella fattispecie al XVI secolo.

Dimensioni: Sala - larghezza media: mt 7.50; profondità media: mt 7.00; altezza massima: attorno a mt 6.00. Abside – larghezza: mt 3.20; profondità: mt 1.15; Altare – larghezza: cm 160


ESEMPIO DI ABITAZIONE RUPESTRE


FOTO DI GRUPPO DEI PARTECIPANTI ALL'ESCURSIONE


Tutte le notizie riportate, tranne quella della Chiesa del Crocifisso rilevata dal sito http://www.iccd.beniculturali.it ,sono tratte da S.Giglio “La cultura rupestre di età storica in Sicilia e a Malta”, edizioni Lussografica, Caltanissetta, 2002


ARTICOLO USCITO SU "LA SICILIA" DEL 23 SETTEMBRE 2009

 

 

VIDEO DELLA ESCURSIONE DEL 23-9-2009  (Produzione SATSICILIA)     CLICCA QUI

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