CATANIA (gico). Tra Anacronisti  e Transavanguardia la pittura di Delfo Tinnirello  - anche scrittore e divulgatore d'arte - declina il suo universo misteriosofico lungo le sale del L'Arte Club di Catania per l'ennesimo appuntamento con le "Colazioni in Galleria", impreziosito questa volta dalla chitarra di Salvo Amore e dal flauto di Carlo Cattano. E lo fa nel segno di una appartenenza antica al mondo dell'espressione nello sforzo di recuperare un rapporto non naturalistico ma psichico con l'arte. Ecco perchè Delfo Tinnirello utilizza per le sue opere - strutture quasi totemiche - materiali vivi: sono radici, verghe, rami, cartoni, juta che già possiedono un vissuto e che dunque riescono a riverberare una pura energia primordiale. "E' un percorso - conferma lo stesso Tinnirello - verso le origini, identico al percorso dei materiali gobbi e zoppi, abbandonati dalla natura e dall'uomo, travagliati dal vento e dall'acqua, sputati dal mare, testimoni di eventi". Quelle sostanze impastate e amalgamati restituiscono l'uno e il molteplice del suo tratto che - come ha giustamente notato Giuseppe Frazzetto - solve et coagula. In questo modo Delfo Tinnirello rivive "l'antico rapporto di coltivazione-costruzione, come se volessi essere me stesso radice interna". Un tratto quello dell'artista siciliano privo di sfumature cromatiche, un colore utilizzato in funzione simbolica, deciso ma la cui luce è assorbita dal nero di fondo, buio primevo da cui tutto ri-parte con un atto di lucida speranza. Che è l'offerta ultima della Necropoli della Memoria, la mostra interattiva su internet (http://web.tiscalinet.it/artenego) il cui titolo ossimorico lascia paradossalmente incrociare, attraverso figure archetipiche  da evocare - il  Sacrificio, la Morte, il Cristo Risorto, l'Angelo di Giustizia - lo spazio dove si custodisce ciò che non è più a ciò che è invece continuo richiamo: sono proprio quei segni grafici - carboni su tela - quasi antiche incisioni rupestri, testimonianza interiormente remote ad emanare una sacralità intangibile ed esemplare.

Giuseppe Condorelli

Giornale di Sicilia,  4 - 4 - 2001