Tempo Storico

Dopo il terremoto del 1693: ri-costruire, ri-pensare La città

La mancanza di una vera e propria classe dirigente, negli anni successivi al terremoto del 1693, capace di gestire la ricostruzione della città, influenzò notevolmente la struttura urbana della Lentini settecentesca. L'intervento dell'ingegnere Formenti si limitò alla rettifica di qualche strada del vecchio schema urbano e ad allargare la piazza del mercato. Dall'osservazione del tessuto urbano appare evidente l'assenza di marcate differenziazioni nelle tipologie abitative e tra le aree residenziali occupate dai ceti egemoni, opposte a zone popolari dove abitavano le classi subalterne. Nonostante ciò, è tuttavia possibile, tentare una distinzione, tra le aree occupate prevalentemente da edifici di culto, dai conventi, dai monasteri e da gruppi familiari che godevano di un discreto reddito: la città dei gruppi sociali dominanti, e tra le aree occupate prevalentemente da famiglie e dai gruppi sociali meno abbienti: la città dei ceti subalterni. Non si deve però intendere questa distinzione in senso netto. Infatti, non solo la città ed i quartieri di Lentini erano il frutto dell'integrazione delle diverse classi sociali, comprese le più povere, in genere anche più numerose, portatrici di culture e sottoculture che caratterizzavano la vita di tutti i giorni e l'articolazione delle aree urbane di produzione, ma mancava una precisa distinzione tra le due aree. Sulle pendici e sulla sommità del colle San Francesco era edificata la maggior parte delle chiese, dei conventi e delle case patrizie presenti a Lentini, in gran parte disposti lungo le vie per le quali transitavano le processioni con il clero ed i notabili della città durante le più importanti ricorrenze religiose: Corpus Domini, Venerdì Santo, San Giuseppe, ecc., processioni i cui percorsi si articolavano esclusivamente in quest'area ed escludevano del tutto le strade degli altri quartieri. Sulla strada San Francesco di Paola vi erano: la chiesa del Carmine con l'annesso convento dei Carmelitani e la chiesa ed il convento di san Francesco di Paola. Sulla strada San Francesco d'Assisi vi erano: la chiesa di Santa Maria degli Archi o di Santa Mariula, la chiesa della Ss. Trinità con l'annesso convento delle Clarisse, la casa Puccetti, il palazzo della famiglia Beneventano, la chiesa dell'Immacolata con il convento dei Minori conventuali, la casa Cappello, la chiesa delle cinque dirute parrocchie o della Campana. Sulla strada Santa Maria la Cava: la chiesa di Gesù e Maria (attualmente meglio conosciuta con il nome di chiesa di santa Lucia) ed il palazzo Sanzà. Erano inoltre presenti in questa area, anche se in strade meno importanti: la chiesa di san Mercurio o della Fontana e la grotta dei santi Cleonico e Stratonico o del Carcere dei Martiri e sulla sommità del colle San Francesco, fuori del centro urbano, il convento dei Cappuccini (nell'attuale cimitero), con la chiesa dedicata alla Santa Croce. Durante il XIX secolo, anche altre famiglie, che a Lentini rivestivano un ruolo di una certa importanza (Perez, Perrotta, lannitto, Conversano, Aletta, De Geronimo, ecc.), preferiranno queste aree per la costruzione delle loro dimore. Accanto ai palazzi vi erano agglomerati di case più modeste, costruiti principalmente alle pendici del colle (strada Paradiso, strada Ponte Santa Maria la Cava, traversa Granatelli, traversa Immacolata, traversa Beneventano) o intorno agli edifici di culto. Essi, in genere, ospitavano parte della servitù, gli agricoltori, gli artigiani o chiunque altro traeva sostentamento lavorando nelle proprietà dei nobili o del clero. Ad est della antica via delle Maestranze, rinominata strada Santa Maria la Cava, negli attuali quartieri Roggio e San Paolo, vi erano le case di gran parte del popolo minuto, la chiesa parrocchiale di san Luca, la chiesa di san Giovanni, la chiesa rupestre di san Giuliano e, oltre il Piano della fiera, verso est, la chiesa della Madonna della Catena annessa al convento dei Minori osservanti. Le poche case di un certo rilievo oggi esistenti in questo rione ed appartenenti a famiglie agiate furono costruite quasi tutte a partire dalla fine del secolo scorso, prevalentemente sulle pendici occidentale del colle Tirone, nel quartiere Roggio: casa Bugliarello, casa lelo, casa La Ferla. Da quanto brevemente esposto si può schematicamente individuare sul colle San Francesco la città dominante, e nei rioni Roggio e San Paolo la città subalterna, i cui abitanti, tra l'altro, si consideravano abitanti di una città nella città, con tradizioni, usi e costumi diversi. Gli abitanti della città egemone e della città subalterna, trovavano nell'attuale piazza Duomo -dove erano la chiesa di san Domenico annessa al convento dei Padri Predicatori, la chiesa di san Giuseppe, la nuova collegiata di Santa Maria la Cava e Sant'Alfio, istituita dopo il terremoto, dall'unione delle due chiese principali della città ed il palazzo della famiglia Scammacca, trasformato ben presto in sede del Senato della città- la sintesi degli interessi economici e sociali presenti a Lentini. Non è possibile stabilire, alla luce delle attuali conoscenze, se questa differenziazione, in re, sia frutto di una precisa volontà politica; certo è, comunque, che essa rispecchia, almeno in parte, la struttura urbana e la realtà sociale esistente nella città già alla metà del XVI secolo.

Francesco Valenti

 

brano tratto dal progetto "Lentini Studia" promosso dalla "Fondazione Pisano"
per gentile concessione del suo Presidente Prof.Armando Rossitto

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