I QUARTIERI STORICI E I TOPONIMI DI LENTINI
 
SAN PAULU
(San Paolo)
Via Rossini
 
Con il nome di San Paolo viene indicata l’ampia area del centro storico di Lentini tra via del progresso a nord, sino alla scala Fontanella a sud e via Bricinna ad ovest. Normalmente i toponimi “sacri” sono legati ad un luogo di culto, chiesa, oratorio o altro ma, nel nostro caso non abbiamo notizie di una chiesa dedicata all’apostolo Paolo in questo luogo. Il nome San Paolo, secondo la tradizione, e’ da legare ad un viaggio fatto dall’apostolo Paolo nella nostra citta’, durante il suo soggiorno a Siracusa. San Paolo sarebbe venuto a Lentini per parlare agli ebrei, nel tentativo di convertirli al cristianesimo. A ricordo di questo evento al quartiere sarebbe rimasto il nome (si tratta senza dubbio di una leggenda, senza alcun fondamento storico). Anticamente il quartiere era da considerarsi la “judecca” di Lentini, quindi quell’area del centro urbano era occupata dagli abitanti di origine ebraica. E’ probabile che il termine di quartiere degli “ebrei” avesse anche una connotazione dispregiativa (nella tradizione popolare si indicano “ebrei” non solo gli spilorci ma in senso generale le persone di scarsa moralita’) cosi’ come e’ da non sottovalutare che, da tempi immemorabili per gli abitanti di Lentini i “sanpaulisi” non erano da ritenere lentinesi purosangue. E’ tradizione infatti che la citta’ di Lentini finisse dove cominciava il quartiere di San Paolo i cui abitanti parlavano una lingua diversa. Questa diversita’ etnica e linguistica ha radici storiche. Nella cronaca della presa di Lentini da parte di Artale Aragona (1360), redatta da Michele Piazza, siu fa riferimento ad un quartire denominato “dei Cosentini” (quarterio cusentini – homines alterius quarterii terre predicte, vocati Li Casentini) con riferimento evidente ad un ripopolamento con immigrati calabresi, la cui bassa estrazione sociale veniva contrapposta a quella degli abitanti del quartiere alto dislocati attorno alla collina del Tirone (quarterio Troni – quarterium vocatum Lu Tiruni). Solo intorno alla fine del XV secolo, il quartiere dei Casentini perde i suoi specifici connotati etnici e sociali e diventa luogo di dimora di famiglie abbienti, per diventare, poi, in epoca moderna popolare. I “sanpaulisi” si sono da sempre caratterizzati per la loro fede e per la partecipazione totale e sentita alle manifestazioni religiose. A questa fede e’ legata la “ngiuria” con la quale sino alla meta’ del 900 venivano soprannominati gli abitanti del quartiere: “Nzariddari”. I “Nzariddi” sono strisce di carta che venivano incollati a fili di spago che, tesi da un lato all’altro della strada, costituivano una specie di gran pavese. Il termine “nzareddi” deriva da linzareddi (piccole lenze) e una volta erano di stoffa e in un secondo momento di carta, generalmente lucida e variopinta. Durante la festa del Corpus Domini, che nel quartiere di San Paolo veniva celebrata da una solenne processione, posticipata di 8 giorni, era usanza in tutta Lentini allestire per le strade degli “altari” utilizzando per addobbo i migliori capi della biancheria familiare, lenzuola ricamate e ornate di merletti e pizzi, tovaglie damascate, petali mazzi di fiori, ceri, candele e successivamente lampade e immagini di Cristo. In questi altari veniva posto l’ostensorio, affidato, durante la processione, al decano o al piu’ autorevole dei sacerdoti. Le strade per le quali il corteo con i sacerdoti, con i chierichetti e i fedeli transitava, venivano decorati con “nzareddi”. La ricchezza, il numero e i colori di quelle dei sampaulisi erano proverbiali e famosi e da qui il nomignolo di “Nzariddari”, che in senso dispregiativo indicava persone che badavano piu’ all’apparenza che alla sostanza.
 
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Notizie tratte da "i luoghi della memoria" di Cirino Gula e Franco Valenti - Ediprint - SR
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