Lentini: Uomini illustri
 
  Salvatore Ciancio
 
Nasce a Catania il 15 agosto 1921 e benche'  non sia stata la nostra cittadina a dargli i natali, possiamo sicuramente considerarlo uno dei piu' grossi personaggi lentinesi. Quando giovanissimo si laureo' in lettere antiche la sua famiglia si era gia' stabilita a Lentini. Comincio' quindi a insegnare il latino  e il greco ormai decaduto dall'insegnamento scolastico. Creo' e resse l'Antiquarium comunale di Lentini e fu nominato Ispettore Onorario ai monumenti dalla Sopraintendenza di Siracusa. Nel tempo libero la sua curiosita' di letterato e studioso veniva attratta dai numerosi rinvenimenti archeologici del territorio circostante la citta' di Lentini. A Lentini si fece promotore di varie iniziative di scavo che alla fine lo portarono a riportare alla luce, sul colle San Mauro, lo splendore della millenaria citta' greca di Leontinoi. A Siracusa, in Contrada Grotticelle, identifico' la vera tomba del grande matematico siracusano Archimede. Fu anche presidente del centro studi archeologici per la Sicilia e direttore dell'Antiquarium di Avola. La sua opera fu assai varia: dotato di acuta facolta' intellettiva, si occupo' di filosofia e di storia patria e soprattutto si dedico' con grande sensibilita' e perspicacia allo studio dei ritrovamenti archeologici. Mori' ad Avola, cittadina del siracusano, il 31 gennaio 1984. 
 
 
CIANCIO E I BRONZI DI RIACE
da un articolo tratto da "La Notizia" per gentile concessione del suo direttore Nello La Fata
 
C’è un nesso tra la città di Leontinoi e i celebri Bronzi di Riace? Secondo il prof.Salvatore Ciancio assolutamente si,soprattutto se si tiene conto della figura e delle opere di Pitagora Leontino.Vediamo come. Partiamo allora dal Pisano Baudo: Che  il  famoso statuario dalla cui rinomanza menarono vanto gli antichi sia stato Pitagora Leontino e non Pitagora di Reggio della Magna Grecia è una questione ormai risolta;un fatto pienamente accertato.E ci reca somma meraviglia come mai la Nuova Enciclopedia Italiana Popolare abbia potuto attribuire a Pitagora di Reggio le opere e i meriti del nostro Pitagora,ed altri abbiano potuto confondere questi due statuari, i quali furono ben distinti da Plinio,che nell’enumerarne i pregi diede il primato al Leontino. Era quindi già polemica sulla questione prima ancora che, a distanza di un secolo dall’uscita degli scritti dell’illustre canonico lentinese,Sebastiano Pisano Baudo,un subacqueo romano, bravo e fortunato,Stefano Mariottini,scoprisse,nell’agosto del 1972,nel mare che fu delle due Sicilie,all’altezza del Capo di Riace,i corpi superbi di due magnifici colossi bronzei.Ma cosa offriva alla storia Plinio il Vecchio a proposito di Pitagora Leontino? E’ sempre il Pisano Baudo che continua a parlare: L’avere primo fra tutti saputo condurre ad una notevole finezza i metalli e i marmi,rilevando nella statua i nervi,le vene ed imitando al naturale i capelli. Questo, intanto, il famoso passo latino che Plinio dedicò all’arte eccelsa di Pitagora Leontino:
Hic primus nervos et venas expressit,capillumque diligentius. Ma quale Pitagora,visto che Plinio,oltre al Leontino,ne cita appunto un altro di Reggio Calabria e un altro ancora di Samo? L’archeologo lentinese Salvatore Ciancio,già ispettore onorario ai monumenti dell zona del Lentinese,- uno deli scopritori in assoluto dell’antica Leontinoi insieme al cultore di storia  antica locale Alfio Sgalambro e allo scrittore Carlo Lo Presti - fu il primo studioso ad affrontare seriamente il problema.Il Ciancio,riprendendo gli studi del Pisano Baudo, scrive, prima di passare a miglior vita, un trattatello sui Bronzi di Riace dal titolo:
CHI DOVE COME e, nonostante le mille difficoltà provocategli da accademici presuntuosi e pseudo accademici,comincia a modellare imperterrito la sua verità. Ma, cosa mette  i Bronzi di Riace - si domanda il Ciancio - in relazione con Pitagora? Proprio il giudizio con Plinio, sottolineando i meriti del Leontino,sembra illuminarci sui pregi indiscutibili dei  Bronzi di Riace: Hic primus nervos et venas expressit, capillumque diligentius. E in realtà, osservando le opere a noi pervenute, non sappiamo chi,e in quale opera,esprima meglio tendini e vene,nonchè i capelli in maniera molto accurata. Come si può vedere, il Ciancio è sulle stesse posizioni del Pisano Baudo il quale, però,a prescindere dall’apparizione dei Bronzi,aveva in precedenza già cantato le lodi dell’impareggiabile arte bronzea del Pitagora Leontini,fiorita nel V° sec. a.C. a Lentini, in Sicilia, nella Grecia e nella Magna Grecia.Il passo di Plinio, in effetti, circa il primato tecnico e artistico del Pitagora Leontino nei confronti degli altri due Pitagora non ammette,dunque,equivoci di sorta.Così le risultanze del Ciancio, così quelle del Pisano Baudo.Ma sentiamo ancora il Ciancio: La nave che trasportava i Bronzi non raggiunse mai il porto di Atene.Era una nave greca, ovviamente.Se navigò dal porto di Leontinoi, raggiunse la zona dell’odierna Riace Marina dopo una notte e un giorno di viaggio.Tanto impiegava una nave oneraria per coprire tale tragitto.Affondò per improvvisa tempesta? Fu avvistata al largo dello Stretto e affondata da navi di Siracusa e di Messina? E’ certo che intorno al 427 i Leontini erano bloccati per terra e per mare dai Siracusani, che gli Ateniesi, pur disponendo del porto dell’alleata città di Reggio, non erano padroni dello Stretto. Crediamo, pertanto, che Salvatore Ciancio avesse avuto sempre la persuasione profonda o se vogliamo anche la fede incrollabile verso l’idea di una visione perfetta intorno alla scoperta di una sua verità inespugnabile.L’intuizione del Ciancio, comunque, parte anche e soprattutto dal fatto che nel v° sec. avanti Cristo Leontinoi era una grande e ricca e saggia e colta città della grecità.Oltre ad avere,infatti,una scuola bronzea, aveva anche una scuola di retorica e un’altra ancora di medicina, guidate, queste ultime, rispettivamente da Gorgia e da Erodico che Platone ricordò dettagliatamente nel suo Gorgia. Ecco perchè il Ciancio rileva,con sensibilità vivissima che la  perfezione anatomica e le proporzioni fisiche, Pitagora avrebbe potuto apprenderle presso la scuola del medico leontino Erodico, la cui medicina era applicata per la salute degli atleti. Il Pisano Baudo,che tanto ispirò lo stesso Ciancio, così definisce il Pitagora Leontino: Fu  egli perciò il rappresentante principale di quella scuola di sviluppo nella statuaria,che precedette le scuole di arte perfetta stabilite in Atene ed in Argo da Fidia e Policleto. La verità del Ciancio sui Bronzi  di Riace, insomma, quanto vale? Certo è che essa merita studio e rispetto. Guardando la straordinaria potenza e ammirando la rara bellezza dei due prodigiosi colossi bronzei,emersi improvvisamente dagli abissi marini,chi è che non ne vorrebbe sapere di più sul loro conto? L’incertezza che ruota fino ad oggi attorno alla identificazione assoluta dell’autore dei Bronzi di Riace, in ultima analisi,non è affatto una maledizione. Dopo tutto chi può contestare Sofocle quando nel suo Edipo Re  riferiva prodigiosamente: quale uomo porta con sè altra felicità se non quella che immagina...?
 
 
“Dolmen Ciancio" di Avola - l'unico esistente in Sicilia
Il dolmen è un tipo di tomba megalitica preistorica a camera singola e costituisce il più noto tra i monumenti megalitici. La realizzazione dei dolmen si fa risalire nel periodo storico che va dalla fine del V millennio a.C. alla fine del III millennio a.C.  In Sicilia, ad Avola, un dolmen venne scoperto nel 1961 dal lentinese prof. Salvatore Ciancio e rappresenta la testimonianza della presenza dell’uomo nel territorio avolese fin dall’età neolitica, quando i Sicani abitavano il territorio. Nel libro del Dott. Pignatello (Avola dalla preistoria al duemila) vi è riportato uno scritto di Ulrich Moeller di Wuppertal Barmen il quale, riferendosi al dolmen di Avola, scrisse: “Nell’italia sono stati trovati 25 dolmen. Questo monumento preistorico acquista particolare importanza per le ricerche archeologiche, essendo l’unico esistente in Sicilia”.  Dunque, ricapitolando. In Italia ci sono 25 dolmen. In Sicilia, l’unico dolmen esistente si trova ad Avola. Nel 1964 il Prof. Daniel Mac Call dell’università di Boston, venuto ad Avola, definì questo monumento: “Enormus dolmen”. Si evince insomma l’estrema importanza storica di questo monumento preistorico.  Detto questo, è bene evidenziare come il Dolmen di Avola sia sopravvissuto all’invasione dei Siculi e alle calamità e guerre secolari, ma non all'incuria dominante degli ultimi anni. Spazzatura, sporcizia e sterpaglie l'hanno fatta infatti da padrone. Si auspica che qualcuno prenda presto i dovuti provvedimenti non solo per sistemare l'area e pulire il Dolmen, ma anche per dare il giusto valore a questo importante monumento storico.  (Silvia Amore
ARTICOLO APPARSO SU "LA SICILIA" DEL 10/11/2014
 
 
Le Opere
 
Leontini - problemi di archeologia e topografia
Grotte del crocefisso e arte cristiano-bizantina a Lentini
Due problemi su leontinoi (l'origine del nome - la porta settentrionale)
Leontinoi - Lentini
Leontinoi - anni di ricerche archeologiche e contributo
La tomba di Archimede - un sepolcro alle porte di Acradina
Popoli e luoghi della Sicilia omerica
Dall'Anapo al fiume Asinaro - luoghi ed episodi (413 a.C.)
Sicilia Nostra
Siracusa
Eloros
Siracusa e provincia (topografia storica e archeologica)
Nuova Sicilia Antiqua