
(SOPRA) Grotta di Santalania
• Lentini (SR)
Sezioni della grotta (da A. Messina, Le chiese
rupestri del Siracusano, Palermo, 1979, pp. 70-75)
Descrizione
La chiesa, alla quale si
accede da un ingresso trapezoidale sormontato da una
lunetta emisferica, è scavata in un basso gradone di
roccia e presenta una pianta assolutamente regolare.
Essa è composta da un vano quadrato coperto da un
tetto piano che, dopo una iconostasi triloba
(malamente conservata), si apre su un presbiterio
rialzato di tre gradini a pianta leggermente
trapezoidale voltato che si conclude con una abside
semicircolare.
Le pareti
dell’aula sono ritmate da una teoria di tre archi a
ferro di cavallo originariamente retti da pilastri
lisci (di cui rimane soltanto la parte superiore),
mentre tracce di una cornice che correva all’altezza
del catino absidale, si ritrovano nell’area
presbiteriale.
Dell’originario apparato iconografico, che si
articolava in pannelli posti nello spazio definito
da ogni arcata parietale, rimangono purtroppo solo
tracce mutile. Nell’ultima arcata della parete
sinistra si conserva parzialmente il volto con il
nimbo giallo e la parte superiore dell’ala sinistra
dell’Arcangelo Michele (identificabile anche dalla
scritta [A]ΡΧAΝΓ[Ε]Λ[ΟΣ ΜΙΧAΙΛ); nell’opposta arcata
destra, invece, si notano scarsi frammenti di due
santi affiancati di cui solo uno è riconoscibile
come Sant’Elia grazie alla scritta AΓ[ΙΟΣ] ΗΛ [ΙA?].
Notizie storiche
La chiesa, posta nelle
immediate vicinanze di un casale rupestre che si
sviluppa in una piccola cava, ha certamente origini
alto medioevali, come risulterebbe dalla datazione
di una serie di tombe poste nelle immediate
vicinanze di essa e legate ad un’altra struttura
ecclesiastica semipogeica.
Sono poche e
frammentarie le notizie storiche e documentarie,
certamente il toponimo della grotta riprende, in
maniera alterata, il nome del santo Anania, cui era
dedicata la chiesa rupestre, così come propone
l’Alessio
[1], ma non è chiaro a quale casale, tra
quelli documentati dalle fonti diplomatiche esso
corrisponda.
Osservazioni
La chiesa rupestre di
Santalania, per il rigore formale che la
caratterizza (principalmente nella definizione della
spazialità), e per la presenza di elementi
caratteristici di una cultura religiosa orientale
(iconostasi e didascalie in greco attorno ai santi),
rappresenta una testimonianza importante della
presenza di comunità monastiche e laiche
assolutamente greche in territorio siciliano.
La datazione,
proposta proprio dall’estrema attenzione al dato
geometrico nella gestione degli spazi, oscilla tra
la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo.
[1] ALESSIO G., L’elemento greco nella
toponomastica della Sicilia, II, in Boll. Centro
Studi Filol. e Ling. Siciliani, 1953, p. 92