ITINERARI TURISTICI  GUIDATI

 

 
1° ITINERARIO - La Città e i suoi dintorni
notizie tratte dal sito www.siracusaweb.com
 
Anche se il sito dell'odierna Lentini non è quello d'origine, vi è comunque una continuità storica con Leontinoi (oggi in territorio di Carlentini), confermata dal nome.
 
Dopo l'occupazione araba del IX sec. d.C. e dopo due terremoti nel 1140 e 1169, il sito riprese vita in periodo normanno ed ancor più con gli svevi. Nel 1200 Federico II provvide infatti a restaurare l'antico castello e ad edificarne uno nuovo, creando così quella roccaforte, che poi, nel periodo feudale, sarebbe stata al centro di continue risse baronali. Due nuovi terremoti, nel 1542 e nel 1693, comportarono la distruzione di Lentini; ne seguirono una prima ricostruzione nello stesso sito e una seconda sui suoli che la città tuttora occupa. Dopo il Settecento iniziò per Lentini un progressivo sviluppo dovuto soprattutto alla produzione agrumaria che, a tutt'oggi, condiziona il lavoro e l'economia della città, sicchè gli agrumeti sono, oramai da tempo, una peculiarità del paesaggio lentinese.
 
Lungo il tratto finale della S.P. 47 che da Carlentini conduce in discesa alla porte di Lentini (quota 56), la reiterata indicazione Casa dello Scirocco consente d'individuare (a km. 1,8 dal bivio suddetto) l'ingresso ad una vasta conca con agrumeto, sul cui costone spicca il rosa d'una facciata in stile. L'edificio deve il nome all'ingegnoso ricambio d'aria all'interno della costruzione, ottenuto canalizzando l'acqua d'una sorgente che sgorga sotto le stanze e utilizzata così per alleviare, nei giorni più torridi dell'estate, la morsa dello scirocco.
 
Lasciando la conca, si è in via Agnone. Svoltando subito a destra, in via Manzoni, si accede, già prossimi al centro, in via Vittorio Emanuele III. Parcheggiando nei pressi di piazza Benevento, si entra in via Garibaldi, avendo sulla destra i giardini pubblici intitolati a Gorgia da Lentini.
 
a sinistra: Giardini Pubblici  (Villa Gorgia)
 
Poco dopo si è in piazza Duomo, ove sorge la Chiesa Madre intitolata a S. Alfio, compatrono della città insieme ai fratelli Filadelfo e Cirino, martiri cristiani anch'essi. Riedificata dopo il 1693 ed ultimata nel 1750, la ricca costruzione di stile barocco è a tre navate e conserva, tra l'altro, il fercolo argenteo di S. Alfio ed un'icona bizantina, anch'essa laminata in argento, raffigurante la Madonna Odigitria, meglio conosciuta come "Madonna del Castello". La quinta cappella della navata destra accoglie i resti d'una catacomba cristiana del III sec. ove furono sepolti i martiri di Lentini, vittime delle persecuzioni romane.
 
  a sinistra: Chiesa Madre di Sant'Alfio (Ex Cattedrale)
 
Di particolare interesse la porta lignea centrale (divisa in 4 sezioni) dove sono raffigurati episodi della storia della Chiesa lentinese e del martirio dei Santi Martiri. All'interno la Chiesa riccamente decorata è divisa in tre navate da due file di sei colonne per lato (numero simbolico indicante i 12 Apostoli). Sull'Arco trionfale è posta una scritta nella quale si dichiara che la Chiesa lentinese riconobbe Maria, Madre di Dio, prima del Concilio di Efeso. Gli affreschi della volta centrale e del transetto del secolo XVIII, i quadri degli altari laterali e del vano presbiterale (altare maggiore), dei secoli XVII e XVIII raffigurano i tanti martiri della chiesa lentinese (altari laterali), storie di miracolati, cammino della Chiesa lentinese (altare maggiore). Nel catino absidale dell'altare maggiore, è posto un organo a canne della seconda metà del XVIII secolo. Nell'altare del Sacramento è custodita una icona bizantina, raffigurante la Madonna Odigitria, nella navata di destra sono visibili tre arcosolii paleocristiani affrescati, da tutti indicati quale sepolcro dei Santi martiri, essi sono ciò che rimane di un vasto complesso catacombale. In sagrestia è visibile un armadio ligneo intarsiato del secolo XVIII raffigurante Santa Tecla e Santa Giustina.
 
Il culto dei tre Santi Fratelli di Lentini non si esaurisce nella sola Matrice; infatti, a poca distanza da piazza Umberto, sulla destra, le vie Lisso e Paradiso ospitano, nell'ordine: la Chiesa della Fontana o dei Santi Martiri, al cui centro c'è il pozzo d'acqua sorgiva ove si narra sia stata gettata la lingua di S. Alfio dopo il supplizio e la Grotta dei Santi (o il carcere) dove i tre compatroni ed altri martiri furono rinchiusi per otto mesi prima di subire il martirio il 10 maggio del 253.
 
a sinistra: Chiesa della Fontana (o dei Santi Martiri)
 
Ed è proprio a cavallo di tale data che annualmente, dal 9 all'11 maggio, si svolgono i festeggiamenti patronali con la perpetuazione dei "nuri", devoti scalzi e seminudi, che, con attorno al corpo la fascia rossa del martirio ed in mano un mazzo di fiori o sulle spalle un cero, percorrono, nella notte tra il 9 e il 10, un antichissimo giro santo; gli uomini più giovani procedono spesso di corsa, elevando lodi ai santi martiri, al grido di "gghiamamulu a Sant'Affiu".
 
a sinistra: i "Nuri" durante la festa di S.Alfio
 
Da visitare inoltre la Chiesa di San Luca che è a due passi dalla piazza centrale, esattamente all'inizio della via Bricinna. Fu edificata nel XVIII secolo. Di notevole valore sono conservati al suo interno una Crocefissione della scuola del Tintoretto, un San Francesco orante di scuola del Bassano, la Nascita della Vergine del Gramignani del 1760.  Nelle vicinanze della Chiesa, inoltrandosi nel medievale quartiere "Roggio" sono interessanti i ruderi del Castellaccio, fatto costruire da Federico II, l'oratorio ipogeico di Santa Lucia con affreschi del XIV secolo, le Grotte del Crocefisso, tra le più importanti chiese rupestri siciliane, con affreschi creati dal XII al XVII secolo ed i resti dell'ex parrocchia di San Pietro del XVI secolo. Si consiglia di chiedere al Parroco, se si vuole visitare questi ultimi luoghi, per sapere esattamente l'itinerario da percorrere e la fruibilità, spesso limitata.
 
Non puo' mancare nel nostro itinerario una visita alla Chiesa di SS.Trinità che dalla piazza centrale è facilmente raggiungibile seguendo le indicazioni che portano all'ospedale di Lentini. Li' vicino infatti vi è Piazza Dante dove sorge questo monumento nazionale, costruito sulle rovine del cinquecentesco palazzo La Palumba.Conserva all'interno il bellissimo pavimento in ceramica di Caltagirone del XVIII sec., gli affreschi della volta di Sebastiano Lo Monaco, un polittico della scuola di Antonello da Messina ed il tabernacolo dell'altare maggiore in lapislazzuli.
 
a sinistra: Chiesa SS.Trinità e S.Marziano (foto d'epoca)
 
Oltre alla festa patronale di S.Alfio, di cui si accennava sopra, in tema di tradizioni religiose ne meritano menzione altre due. In occasione della festa di S. Giuseppe, che si svolge la domenica più vicina al 19 di marzo, la cui chiesa è in piazza Duomo, un anziano bisognoso e una coppia di orfanelli d'ambo i sessi, ricevono denaro (appuntato sui vestiti) durante il loro giro nel centro storico; segue poi un pranzo, allestito dinanzi alla chiesa della Fontana, ricco di portate e destinato sia ai partecipanti al rito che agli istituti per bisognosi.
 
In quanto ai riti della Settimana Santa, è suggestivo il canto che s'innalza dinanzi alla chiesa dell'Immacolata, quando vi sosta la processione del Cristo morto seguito dall'Addolorata.

Una tradizione gastronomica locale traeva spunto dai prodotti del
Biviere, il grande bacino lacustre prossimo all'abitato: si trattava di un piatto a base di rane (larunchi) e di un altro con polpette di microfauna ittica (iammareddu). Rimane il cudduruni, che qui è una focaccia ripiena, a base di broccoli, acciughe e formaggio fresco pepato. Il "cudduruni" si può facilmente gustare rivolgendosi alle numerose rivendite di pane, che per la maggior parte continuano a sfornarlo in gran quantità.

Tornando alle origini antiche della città, non si può tralasciare la visita al
Museo Archeologico, sito in piazza degli Studi (da piazza Benevento, a sinistra in salita) che custodisce materiali protostorici del territorio lentinese, tra cui i resti delle capanne messe in luce sul colle di Metapiccola (X-VIII sec. a.C.) e materiali classici ed ellenistici della Leontinoi greca rinvenuti nell'area urbana e delle necropoli.

 
2° ITINERARIO - Naturalistico
 
ALLA SCOPERTA DEL MONTE PANCALI
 
Nelle ultime propaggini settentrionali dei monti Iblei, monte Pancali con i suoi 487 metri di altezza rappresenta la collina che sovrasta l’abitato di Lentini nella zona nord della provincia di Siracusa.  Si tratta di un vulcano spentosi in età remota, sulle cui pendici crescono abbondanti le tipiche essenze della macchia collinare mediterranea: lecci, carrubi, olivastri, pungitopo, crochi e altri fiori spontanei.
 
Il monte Pancali offre  agli escursionisti diversi itinerari da percorrere sia a piedi che  in mountain bike completamente immersi in una natura ancora incontaminata.
 
L'itinerario che  viene proposto, anche se poco conosciuto, è particolarmente  interessante sia per i siti archeologici che per le bellezze naturali e paesaggistiche .
 
Tappe Fondamentali: Contrada MercadanteCugno Carrubba –  Monte Pancali 
 
L’itinerario inizia dalla periferia di Lentini e precisamente dal quartiere “Portazza” situato in fondo alla centralissima  via Conte Alaimo . Qui vi è un bivio che conduce a destra  verso Francofonte, per la statale n. 194, e a sinistra verso contrada Mercadante. Si segue questa ultima strada  fino ad imboccare a sinistra il secondo bivio.
 
Il sentiero è caratterizzato dalla presenza di agrumeti e di altre piante tipiche della macchia mediterranea. Man mano che si sale di quota  gli agrumeti lasciano il posto ad una vegetazione spontanea in terreni adibiti prevalentemente a pascolo con una sparuta presenza di qualche arbusto.  
 
 
Il sentiero è costituito da terra battuta bianca che sale serpeggiando verso il Cugno Carrubba. Proseguendo in direzione Pancali, dopo circa un chilometro, si possono ammirare alcune tombe ad arcosolio e una grande necropoli preistorica (prima età del bronzo) con tombe a grotticella artificiale.
 
 
Proseguendo sempre verso Pancali, si giunge in prossimità di un bivio, si prende la strada che volge a destra e si giunge nei pressi di una Masseria (Masseria Vuturo) di forma quadrangolare che nel corpo centrale a guisa di torre, presenta un vano quadrangolare sopraelevato rispetto al resto dell’edificio.
 
 
Nelle pendici dei colli adiacenti alla costruzione rurale si possono osservare numerose tombe a grotticella artificiale riferibile ad un periodo che va dalla prima età del bronzo sino all’inizio dell’età del ferro.
 
 
Il sito non è interessante solo sotto l’aspetto archeologico e naturalistico ma anche dal punto di vista paesaggistico. Dal pianoro di Cugno Carrubba  si può infatti godere un panorama  in cui la vista spazia sull’Etna e il lago Biviere (a sud); sul mar Ionio (a est), sul gruppo dei monti Erei (a ovest) e a nord sulla cima del monte Pancali.
 

Dopo la visita della necropoli si può tornare indietro percorrendo lo stesso itinerario dell’andata, oppure proseguire per raggiungere la cima del monte Pancali.

In questo caso da Cugno Carrubba si lascia il bivio a destra che porta alla Masseria Vuturo e si prosegue dritto in direzione Pancali.  Anche questo percorso si presenta  in salita ed è rappresentato da una strada in terra battuta che attraversa un boschetto di rovere e querce.  La vegetazione si fa sempre più presente e vitale. Dopo 1 h. di cammino a passo di marcia comoda si raggiunge monte Pancali (m. 487 s.l.m.)

Da qui si può godere di un bellissimo panorama in cui lo sguardo prima di arrivare al “Biviere”, alla piana di Catania e l’Etna, incontra delle alture minori, dove sono insediati vecchie masserie abbandonate, ville e case di campagna: tra questi vi è la tenuta dei Beneventano e la casa diroccata di Vuturo. 

Volgendo lo sguardo verso est si può vedere uno scorcio del mar ionio e nelle giornate più limpide anche la costa Calabra. In un territorio così ricco di sentieri, di vallate e piccoli ruscelli si potrebbero realizzare diversi percorsi naturalistici da percorrere a piedi o in bicicletta. Molto ricca è la flora e la fauna presente in questi luoghi come testimoniano alcune tracce lasciate sul terreno (orme, aculei dell’istrice, piume ecc.)

 

Partenza:

Periferia di Lentini (quartiere” Portazza”)

Arrivo:

I itinerario Cugno Carrubba   2° itinerario proseguimento fino al monte Pancali

Lunghezza totale

Complessivamente Km. 8 per il I itinerario e Km 15 se si prosegue per monte Pancali

Tempo di percorrenza totale:

2 h. per Cugno Carrubba e 3 H per raggiungere la cima del monte Pancali

Difficoltà

Medio-bassa

Dislivello

200 metri fino a Cugno Carrubba e 350 metri fino a monte Pancali

Consigli

Indossare abbigliamento sportivo e scarpe da trekking

osservazioni

Il sentiero offre una varietà di paesaggi che meritano di essere visti. Solo sporadicamente si incontra qualche fuoristrada. Purtroppo, non è visibile alcun impegno per la preservazione dei luoghi. Sono del tutto assenti le indicazioni dei sentieri tramite tabelle segna-sentieri.


 
3° ITINERARIO - La Grande Polis
notizie tratte dal sito www.prolocolentini.it
 
Da piazza Umberto I, superata la chiesa di San Luca, si percorre la via Bricinna che sale lievemente verso il colle Roggio con l'omonimo quartiere ricco di testimonianze medievali (grotta di San Giuliano). Sulla curva a gomito che conduce alla sommità del colle, ai piedi del fossato del Castellaccio, una fortificazione voluta da Federico II e costruita probabilmente su una precedente fortificazione di età greca, e nei pressi della grotta di Santa Lucia, si prende, a sinistra, la strada campestre. Dopo alcuni metri la stradella presenta un largo gomito, nei pressi, a destra, di un'icona che ricorda il passaggio dei tre santi protettori di Lentini, Alfio, Filadelfo e Cirino.
Dopo un centinaio di metri, lasciata sulla sinistra la vista della cava Ruccia, si apre sulle destra la valle di san Mauro, coltivata prevalentemente ad agrumi.
Poco più avanti si trova un bivio: verso sinistra, ad est, una stradella dopo poche decine di metri conduce alle grotte con l'annesso convento del crocifisso; continuando sulla strada principale, dopo una ventina di metri uno stretto viottolo, sul ciglio destro della strada, si arriva ad una abitazione rupestre di età greca.
Proseguendo sempre sulla strada principale che costeggia la valle di san Mauro, dove era l'agorà della città greca di Leontinoi, si ha una splendida visione d'insieme dell'area della città e si può ammirare il colle di san Mauro con le case Aletta, due costruzioni di fine '800 ove nei pressi fu individuata una delle aree sacre della città greca. Dopo circa un chilometro si giunge ai piedi della Metapiccola, nella zona degli scavi di Leontinoi.
Da: Itinerari archeologico-naturalistici di Leontinoi - Franco Valenti
 

 
4° ITINERARIO - La Preistoria
notizie tratte dal sito www.prolocolentini.it
 
Da piazza Umberto I si percorre la ottocentesca via Conte Alaimo, dov'è la chiesa di San Francesco di Paola e poco più avanti il palazzo De Geronimo. Si esce dalla cosiddetta "Portazza", ove è il bivio che conduce a destra verso Francofonte, per la strada statale 194, a sinistra verso contrada Mercadante. Si segue quest'ultima strada e dopo poche decine di metri vi è il bivio, a sinistra, da cui sale la strada che porta al monte Pancali e alla necropoli di Sant'Eligio.
Proseguendo, dopo avere superato un altro bivio, a sinistra, si prende una stradella che sale serpeggiando verso il Cugno Carrubba. Proseguendo ancora in direzione di Pancali, dopo circa un kilometro, si possono ammirare, nei pressi delle pendici sud-occidentali e nel versante occidentale del Cugno Carrubba, alcune tombe ad arcosolio e una grande necropoli preistorica (prima età del bronzo) con tombe a grotticella artificiale.
Continuando, sempre verso Pancali, si giunge in prossimità di un bivio, si prende la strada che volge a destra, verso ovest, e si giunge nei pressi di una masseria (Vuturo) di forma quadrangolare, che nel corpo centrale a guisa di torre presenta un vano quadrangolare sopraelevato al resto dell'edificio. Nelle pendici dei colli, adiacenti alla costruzione rurale, si possono osservare numerose tombe a grotticella artificiale che coprono un arco di età che va dalla prima età del bronzo giunge sino all'inizio dell'età del ferro.
Dopo la visita di queste necropoli, si può tornare a Lentini o scendendo verso il fondo valle e raggiungendo la strada asfaltata o tornando indietro per lo stesso itinerario.
Da: Itinerari archeologico-naturalistici di Leontinoi - Franco Valenti
 

 
5° ITINERARIO - Il Centro Urbano
notizie tratte dal sito www.prolocolentini.it
 
Si parte da piazza Umberto I con la visita alla Chiesa di Santa Maria la Cava e sant'Alfio, costruita secondo la tradizione dall'architetto Vella da Malta. La facciata presenta una bella loggia campanaria, e un atrio decorato con un mosaico di ciottoli a motivi geometrici. Le tre porte d'ingresso sono di legno e quella centrale rappresenta scene relative alla costruzione e alla storia della chiesa. L'interno dell'edificio è a tre navate, decorato con stucchi di color celeste su fondo bianco. Nella navata di destra vi sono le cosiddette tombe dei martiri, un vano ipogeo con tre arcosolii, di cui uno affrescato, ove secondo la tradizione furono sepolti i santi patroni di Lentini, Alfio, Filadelfo e Cirino.
Nell'abside di sinistra è conservato il quadro della Madonna Odigitria, meglio conosciuta nella tradizione locale con l'appellativo "del Castello" (XII secolo).
Lungo le navate, sopra i vari altari, vi sono tele raffiguranti la vita dei santi e della Chiesa Lentinese (sec. XVII-XVIII). Nella sagrestia si può ammirare un armadio ligneo intarsiato (XVIII secolo) proveniente dall'ex convento dei Cappuccini. Si può ammirare anche un pregevole telone da cantastorie, raffigurante in quindici quadri la storia del martirio dei tre santi Alfio, Filadelfo e Cirino, dipinto nel 2003 dal pittore Alfio Russo per l'opera musicale dialettale "Li Tri Santi" degli artisti lentinesi Salvatore Amore e Giuseppe Cardello.
Uscendo dalla chiesa e ritornati in piazza, dopo aver percorso il breve tratto di via Settembrini si giunge alla chiesa di San Luca (XVII secolo). All'interno si possono ammirare vari e pregevoli dipinti, tra cui una Crocefissione della scuola del Tintoretto, San Francesco orante della scuola del Bassano, la Nascita della Vergine del Grimignani (1760).
Da: Itinerari archeologico-naturalistici di Leontinoi - Franco Valenti

 


Lentini - Tradizioni & Cultura ® www.lentinionline.it